TESTIMONIANZA DI ANDERSON (tradotta in italiano dal castigliano)
Ho vent’anni e sono sposato civilmente con Liz con cui ho studiato fino alla maturità. Eravamo tanto innamorati che non abbiamo voluto aspettare come desiderava padre Julian! Quando Edison y Gaby sono emigrati a Coyobamba per lavoro, padre Julian si trovò senza collaboratori sopratutto per l’uso della tecnologia e tener ordine nei conti e nelle ricevute. Io mi sono offerto e il padre mi ha manifestato fiducia. Fu così che, dopo aver collaborato per alcuni mesi per il riordino delle strutture comunitarie, il Padre mi ha affidato anche la responsabilità di ripulire dal fango gli attrezzi che potevano essere ancora utilizzati, oltre a tenere la contabilità della nuova costruzione finanziata dalla Caritas di S. Antonio dopo l’alluvione. Io avevo aperto un conto nella banca vicina che non può ricevere più di 500 dollari. Quando era necessario fare presto il padre mi mandava piccole somme. Per cifre più grandi scendeva lui da Quito ogni 15 giorni (lui non sa niente di tecnologia). Ho dovuto io occuparmi di questo e sono contento di offrirgli la mia collaborazione. Ora lui vuole costruire un piano sopra la casa che è stata fatta perché io e mia moglie possiamo abitarvi e allo stesso tempo, custodire tutto quello che c’è. Io lo ringrazio per la fiducia che mi dà.
TESTIMONIANZA DI FERNANDO (tradotta in italiano dallo spagnolo)
Finito di fare il villaggio e tutte le strutture comunitarie abbiamo pensato di fare una grande inaugurazione con la presenza del Vescovo. E’ stata una giornata bellissima nell’agosto del 2022. Abbiamo organizzato un torneo di calcio con le squadre degli altri villaggi. Il mattino, durante la messa del Vescovo, ci sono stati alcuni battesimi. Erano venute persone da Quito e perfino dall’Italia. Eravamo proprio felici. Anche pensando a come era nato quel villaggio su iniziativa di don Julian, dopo il terribile terremoto del 18 aprile del 2016 che aveva distrutto gran parte della provincia costiera di Esmeraldas lasciando senza casa migliaia di famiglie. Dalla disperazione di quel giorno alla felicità di oggi, chi l’avrebbe mai immaginato…
Ma il 5 giugno del 2023 abbiamo avuto un’alluvione che anche i nostri vecchi non avevano mai visto! Le case delle famiglie erano state costruite nel pendio e non hanno avuto conseguenze gravi, salvo smottamenti che hanno leso non in forma gravissima otto di queste case. Il disastro è invece avvenuto nelle strutture comunitarie tanto belle e di cui eravamo tanto orgogliosi. Perché ci facevano conoscere perfino nella città di Esmeraldas. In alcuni punti l’acqua fino a toccare il soffitto. Alcune strutture erano state costruite su una specie di palafitte di cemento. Ma l’acqua è entata anche lì. Abbiamo perso tutto quello che c’era nella cucina, nel piccolo ufficio, nella biblioteca, nel ricovero attrezzi… Tutto coperto di fango. Tutto puzzava. Siamo rimasti per 15/20 giorni come paralizzati. Abbiamo perso perfino il maiale riproduttore che era servito per migliorare la razza dei maiali del territorio circostante.
Poi, poco a poco, abbiamo ricominciato a pulire, a riverniciare le pareti di bambù e, finalmente con l’aiuto della Caritas di Sant’Antonio a costruire un nuovo ricovero attrezzi, una stanza per le donne dove depositare i vestiti usati che ci manda la Caritas di Quito, una biblioteca e uno stanzone per piccole riunioni e per l’ufficio dell’organizzazione Fucame.
Questa volta abbiamo costruito questa casa in collina, vicino alla cappella. Credo che ci servirà molto per tenere tutte le nostre cose all’asciutto e, soprattutto, speriamo che non vengano altri alluvioni per continuare ad utilizzare la parte comunitaria che è l’orgoglio del ‘villaggio dell’Allegria’.
TESTIMONIANZA DI SUSANA (tradotta in italiano dallo spagnolo)
Sono Susana e ho fatto parte fin dagli inizi del villaggio ‘Villa de la alegria’. Abbiamo lavorato insieme per costruire le case. Ci eravamo divisi in gruppi di lavoro. Ogni gruppo di cinque persone aveva due esperti muratori e a noi toccava preparare i materiali. Abbiamo lavorato in ‘minga’. Ciò vuol dire che tutti abbiamo lavorato per tutti. Da noi, nella costa dell’Ecuador, questo non è facile. E’ la gente della montagna che da sempre è abituata a lavorare in ‘minga’, aiutandosi a vicenda. Ma costruendo il villaggio ci siamo abituati anche noi.
Finita una casa si cominciava un’altra: in questa maniera i lavori per costruire il villaggio sono stati abbastanza rapidi. Una volta portate a termine le 42 abitazioni per le 42 famiglie ci siamo dedicati a costruire le strutture comunitarie sulla parte bassa della proprietà avuta dall’organizzazione Fucame.Abbiamo pensato che queste sarebbero state importanti non solo per il nostro villaggio, ma per la comunità dell’intero territorio. Abbiamo costruito la cappella che risultò molto bella, con pavimento su mattoni ed il resto in bambù. Abbiamo poi costruito un grande salone con cucina e una casa dormitorio. Possiamo così ospitare per alcuni giorni fino a 40/45 persone. Poco a poco abbiamo continuato a costruire con pavimento di cemento e pareti in bambù la ‘casa delle donne’, la biblioteca, la casa dei volontari, una stanza con bagno per don Julian che ci ha aiutato fin dal principio.Alcuni gruppi hanno cominciato a fare due o tre giorni di formazione sulla salute o sull’agricoltura o sull’educazione, organizzati dai rispettivi Ministeri Statali. Abbiamo anche un campo sportivo per fare tornei di football. Siamo contenti quando la gente dei villaggi vicini ci visitano e si fermano da noi, dove trovano tutti questi ambienti comunitari.